
mi infilo in un ginepraio, cercando di non cadere nei luoghi comuni... ma è difficile non dar ragione al regista. in fondo la realtà di oggi è questa, la spasmodica ricerca dell'unica cosa che conta, la passione. i momenti che ricordiamo di una storia d'amore sono l'inizio e la fine, i due momenti più "alti". tutto il resto, il durante, il quotidiano non ci fanno sentire "vivi" ed allora non trovano nemmeno spazio nei nostri ricordi. come se la vita fosse una continua ricerca di qualcosa di meglio, mai soffermandoci a riflettere su quello che abbiamo.
tutto e subito, tutto consumato velocemente, così da non avere mai realmente nulla. perchè se non hai nulla non puoi perdere nulla. e allora forse non è paura? perchè in passato, quando abbiamo perso qualcosa, ci siamo sentiti spersi e feriti?
molte persone credono che "fermarsi" significhi accontentarsi. secondo me no. per me fermarmi significa iniziare a curare quello che ho, vederlo crescere ogni giorno, nutrirlo, come se fosse una pianta. come se le relazioni con le altre persone fossero delle piantine. quando le conosci le metti a terra e poi, giorno dopo giorno, le devi curare. e magari ci sono periodi in cui riesci a curarle di meno, ma se hanno messo radici profonde sopravvivono, se le radici sono ancora scoperte... muoiono.
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