domenica 19 agosto 2007

domani si torna al lavoro, dopo una settimana di ferie. riprende la solita routine. si ricomincia. e forse questa volta riesco a cominciare con il piede giusto. ho casa perfettamente in ordine e quasi tutto stirato. certo, l'ordine è apparente perchè i miei fogli rimangono sempre nel pieno caos.. ma ci sarà tempo anche per quelli, un giorno. adottando la politica dei piccoli passi forse, prima del 2020 avrò casa in ordine. ed a quel tempo forse sarà anche un altra casa. vedremo.
il week end è andato. ho cucinato per mandare via la tensione ed ora mi ritrovo con da mangiare un per reggimento e non mi piace mangiare da sola. e poi c'è una cosa strana per cui se cucino non mangio. mi piace cucinare per gli altri, mi piace dare il piacere di buon cibo e la trasmissione d'amore che c'è in una tavola preparata con attenzione e cura.
oggi sono andata al maneggio. 38 giorni per risalire sul cavallo e mandare via tutte le paure dopo quella caduta. per quanto uno scricciolo possa sembrare piccolo ed indifeso, di forza dentro ne ha, ed anche tanta.
nel viaggio di ritorno dal maneggio pensavo alle cose non dette. ti rimangono in testa per ore e non le riesci a cancellare, loro rimangono lì, a imperituro monito della tua stupidaggine. avevo la cena pronta e forse, davanti ad un buon piatto ed un buon bicchiere di vino, un po' di quella distanza che c'è... se ne sarebbe andata. avevo tutto, ma non avevo le parole per chiederlo.
non sono capace a chiedere, così come non sono capace a difendermi. fisso il muro contro il quale andrò a schiantarmi ma so che non sono in grado di evitarlo. non voglio evitarlo, non voglio dover raccontare a mio nipote i miei rimpianti, preferisco di gran lunga raccontargli la storia di ogni cicatrice sul mio corpo e sul mio cuore, preferisco raccontargli ogni volta che ho amato profondamente e totalmente, senza paura del dolore che potevo provare.
ogni tanto ci ripenso a 38 giorni fa. non sarebbe cambiato nulla, ma se mi fossi fidata del mio istinto e delle mie sensazioni, almeno avrei potuto mettere a tacere questo dannatissimo tarlo che ho dentro.

"quando jordan era piccolo costruiva barchette di carta e le faceva navigare sul fiume. così imparò l'effetto del vento sulle vele ma non imparò mai l'effetto dell'amore sul cuore. la sua pazienza era seconda solo alla sua speranza. passava giorni e notti ad armeggiare con dei legnetti staccati dalle cassette di frutta e a trasformare in vele ogni pezzo di carta che rubava. avevo l'abitudine d'osservarlo mentre se ne stava in piedi sul fango o steso a faccia in giù con il naso che sfiorava la corrente, con le mani che raddrizzavano la barchetta prima di spingerla nella direzione del vento. dimentico di sè per ore e ore. al momento opportuno si sarebbe comportato così anche col suo cuore. lui non credeva nei naufragi.
e se ne tornava a casa con la barchetta rotta e col viso rigato di lacrime, sedevamo accanto alla lampada, l'aggiustavamo alla meglio e il giorno dopo era di nuovo come il primo giorno. ma quando perse il suo cuore non aveva nessuno accanto a se. era solo."
(jeanette winterson - il sesso delle ciliegie)

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