martedì 13 febbraio 2007

"il mercoledì di solito il mio telefono tace e lungo. spesso per tutta la giornata. se sono con qualcuno, ogni tanto lo tiro fuori dalla tasca e lo guardo di sfuggita, fingendo di voler controllare l'ora. a volte penso che è per questo che non porto più l'orologio, per avere la scusa di controllare di sfuggita il telefonino il mercoledì. mi illudo di non aver sentito la suoneria, l'avviso di entrata di un sms. brutta storia i telefonini. non serve a niente lasciarli a casa, perchè del loro pensiero non ti liberi lo stesso. bisognerebbe semplicemente che non fossero stati inventati.
o anche smettere di contare sull'attenzione degli altri per avere certezza della nostra esistenza."
(elena stancanelli - firenze da piccola)

così parla elena stancanelli in un libro perfetto per un viaggio roma-torino in treno. parla della sua firenze e della sua infanzia.
per 27 anni di seguito ho portato sempre l'orologio. al mare, in piscina, sempre. poi l'anno scorso ad agape per gustarmi a fondo i giorni del campo lesbico ho deciso che mi sarei "presa il mio tempo" lasciando perdere il tempo dell'orologio e l'ho tolto.
e da allora metto l'orologio qualche rara volta per uscire, come un qualsiasi altro accessorio, anche se continuo ad esserne irrimediabilmente attratta.
uso il cellulare e, come elena stancanelli, mi sono ritrovata a guardarlo di sfuggita con la scusa di controllare l'ora, qualche volta mi è capitato pure di spegnerlo convinta che c'era qualche problema... che non era possibile non suonasse. poi pian piano, come per tutto il resto ci si abitua.
pian piano e nonostante dei piccoli passi avanti la strada sembra sempre più in salita. e così ti capita di dover uscire e passare venti minuti a cercare il cellulare che chissà-dove-diavolo-è-finito. oppure di andare in ufficio lasciandolo sul comodino. oppure di non preoccuparti se è quasi scarico. e nello stesso tempo magari ti capita una serata di silenzio dove guardi il cellulare e ti chiedi perchè non suona.
sono iscritta alla lista lesbica italiana dal 21.11.2000. ho passato molto tempo da silente e tutt'ora scrivo a momenti alterni. e le risposte? a volte arrivano altre no. a volte quello che è un pezzo del tuo animo chi legge lo lascia cadere nel vuoto ed altre volte quando scrivi di nulla ti portano in trionfo. certo fa paura togliersi quell'armatura che ti difende, certo fa paura essere se stesse anche quando non sembra ci sia l'approvazione degli altri.
le risposte? passando per luoghi comuni potrei dire che sono tutte dentro di noi. ma non è vero, almeno secondo me. le risposte non so dove siano e non mi interessa neppure. sono da qualche parte ed arrivano quando smetti di cercarle.
giro con l'armatura da cavaliere per difendere strenuamente quello che c'è dentro di me. perchè mi sembra sia prezioso ed indifeso. e difendendolo in questo modo l'ho reso ancora più fragile.
e così di notte, quando non dormo, scrivo. e non mi aspetto mai nessuna risposta. scrivo quello che le mail lette oppure la mia vita mi hanno smosso dentro. a volte non seguo nemmeno gli argomenti e vado fuori tema. poco importa. alla maturità allo scritto di italiano ho preso il voto più alto della mia carriera scolastica andando quasi totalmente fuori tema.
non sarò mai capace, come la dickinson, di scrivere "la mia lettera al mondo". però mi piace poter avere la possibilità almeno di provarci. e così mi sono messa il cuore in pace. la dickinson diceva che il mondo non le scrisse mai, e diamine "sto mondo" non rispondeva alla dickinson, allora forse non è così tanto grave se non risponde nemmeno a me.

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