martedì 6 febbraio 2007

la guerra è guerra. che finisca con una disfatta oppure con un onorevole armistizio, da sempre la storia sancisce un vincitore ed un vinto. nella vita a volte è difficile capire quale sia l'uno e quale l'altro. credo che capiti all'improvviso. ad un certo punto dentro di te capisci cosa hai vinto e cosa hai perso e se riesci a vedere queste cose, qualunque sia il vero risultato della tua guerra, dentro te... ti senti un vincitore.
tanti giri di parole e tante metafore per spiegare quello che sento dentro. non è cambiato nulla, ma forse lentamente (con il famosissimo passo del bradipo) sto cambiando io. e riscopro che ho ancora voglia di giocare e di scherzare. parole su parole. parole che seguono pensieri e anticipano istanti. parole che giocano e tra le righe dicono pezzetti di verità. parole che precedono tempeste, parole che si rincorrono. parole dette per una volta guardando negli occhi, senza abbassare lo sguardo. parole in equilibrio alla ricerca di un equilibrio che a volte sembra lontano ed altre così vicino e a portata di mano. quante volte ho chiuso quella mano pensando di avere finalmente raggiunto qualcosa e mi sono accorta che stavo rincorrendo un fuoco fatuo. quante. e forse per una volta non sto rincorrendo un fuoco fatuo ma semplicemente me stessa. quanto manca? un eternità calcolata in battiti del cuore o forse solo un minuto. so di aver vinto, anche se ho la netta consapevolezza di tutto ciò che ho perso.
- saprai essere fedele?
- lo sarò sempre.
- non tradirai mai?
- no, mai.
- mai dire mai.
- no, non tradirò mai me stessa. potrò tradire le aspettative del mondo e qualche volta anche le mie. ma se ogni volta l'ultima sensazione sarà quella di aver fatto tutto quello che potevo fare... allora no, non avrò mai tradito realmente me stessa. - per questo esistono i limiti. per ricordarci che la perfezione è questione di piccoli ed infinitesimali momenti e mai di un eternità.

edit: solo due lettere. solo due. gh!

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